In Italia il valore economico delle foreste è calato del 10% a causa dell'inquinamento da ozono che ha determinato, di pari passo, una riduzione di oltre l'1% della superficie forestale destinata alla produzione di legname, con un danno potenziale che potrebbe arrivare fino a 2,85 miliardi di euro (circa 870 euro per ettaro).
È quanto emerge dallo studio pubblicato su Nature Scientific Reports e condotto da team di dieci ricercatori provenienti da ENEA, Cnr e Università di Firenze, in collaborazione con l'azienda francese di servizi satellitari ARGANS.
La ricerca evidenzia come questa perdita di redditività economica possa portare, nel lungo periodo, anche a un progressivo abbandono delle aree forestali più esposte.
Su questo fronte, le foreste italiane sono più a rischio rispetto a quelle dell'Europa del Nord, perché il clima più caldo stimola la formazione di questo gas. "L'ozono troposferico è un inquinante gassoso che ha effetti negativi sulla fotosintesi e, di conseguenza, sulla capacità di assorbimento dell'anidride carbonica da parte della vegetazione.
A livello globale questo potrebbe determinare un aumento dei costi di riduzione dei gas serra fino a 4,5 trilioni di dollari al 2100", spiega il ricercatore del dipartimento Enea Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Alessandra De Marco.
I risultati variano tra le Regioni italiane: la Sardegna è risultata la regione con la maggiore riduzione dell'area forestale redditizia, con una perdita di oltre 10mila ettari (-6,2%). Ma a subire le maggiori perdite economiche sono state Liguria (1.229 euro per ettaro), Campania (628 euro), Calabria (568) e Lazio (527).