Biodiversità, in Italia mancano all’appello tre frutti su quattro

04/08/2023

Fonte: rinnovabili.it/agrifood

I piccoli agricoltori difendono la biodiversità. La perdita del patrimonio alimentare, culturale e ambientale ha ridotto all’osso le specie presenti sul territorio italiano, e quelle superstiti sono per la maggior parte in pericolo

Piccoli agricoltori, presidio di biodiversità

(Rinnovabili.it) – La perdita di biodiversità è un fenomeno molto grave dal punto di vista ambientale che non riguarda solo paesi lontani, ma ormai è entrata a gamba tesa anche nel contesto agroalimentare italiano.

Come ha evidenziato Coldiretti durante la manifestazione di World Farmers Market – che si è svolta contemporaneamente al Food Systems Summit della FAO – negli ultimi cento anni la perdita di biodiversità ha colpito il sistema agricolo e zootecnico italiano.

Il pericolo di estinzione di piante e animali non è da considerare remoto per l’Italia: in un secolo abbiamo perso tre varietà di frutti su quattro.

Combattere la standardizzazione dell’offerta

La giornata internazionale organizzata dagli agricoltori di Campagna Amica ha puntato sul valore dei cibi sani e sul giusto reddito di agricoltori, allevatori e pescatori: temi da affrontare in dimensione globale. Agricoltura e ambiente sono legati in modo forte, e la prima ha tutto l’interesse di salvaguardare il secondo, poiché un ambiente e un suolo degradati non danno buoni frutti.

I numeri citati da Coldiretti sintetizzano una tendenza preoccupante. Lungo tutta la penisola c’erano 8mila varietà di frutti che oggi sono ridotti a poco meno di 2mila. Di questi “superstiti”, 1.500 specie sono considerate in pericolo.

L’attuale sistema di distribuzione commerciale che privilegia le grandi quantità di poche varietà certamente non gioca a favore della biodiversità. Del resto la standardizzazione dell’offerta è quotidianamente sotto i nostri occhi: ad esempio, quando andiamo al mercato quante varietà di mele o di pere troviamo?

Le poche varietà attuali sono state selezionate perché più facili da conservare, più grosse e colorate: in una parola perché sono più attraenti e il consumatore le preferisce, ma non sono né le migliori né le più resistenti.

La varietà che ci rende unici

Ci troviamo di fronte alla perdita di un patrimonio alimentare ma soprattutto culturale: i frutti parlano del territorio e di chi lo coltiva, la biodiversità è preziosa per la conservazione dell’ambiente. In queste condizioni, con i cambiamenti climatici in atto che mutano lo scenario a cui siamo abituati, il rischio di estinzione di altre specie è un’ipotesi da considerare.

La multifunzionalità delle aziende agricole ha aperto uno spiraglio ai piccoli agricoltori e allevatori – che hanno la voglia e l’interesse di recuperare le vecchie specie per migliorare la qualità e la varietà dell’offerta – per i quali si sono delineati nuovi canali di mercato grazie alla vendita diretta ai consumatori.

Gli agricoltori di Campagna Amica hanno attuato una grande operazione di recupero della biodiversità, dai cereali antichi alle razze bovine e ovine. Come ha sottolineato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, «la difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico ma è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole italiane.

Investire sulla distintività è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni e affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo».