CO2 in atmosfera, una nuova prova del ruolo fondamentale delle attività umane
Fonte: rinnovabili.it - Clima e Ambiente - Cambiamenti Climatici
Durante l’ultima era glaciale si sono verificati dei periodi di riscaldamento in cui le temperature, e l’anidride carbonica, sono aumentate rapidamente. Ma mai quanto oggi. Anche i momenti in cui la concentrazione è salita più velocemente sono stati 10 volte più lenti rispetto a oggi
Al massimo, negli ultimi 50.000 anni, la CO2 in atmosfera è cresciuta di 14 ppm in 55 anni. Oggi bastano 5-6 anni
In passato la temperatura globale è aumentata, anche rapidamente, per cause naturali, e con essa la quantità di anidride carbonica. Ma la velocità con cui oggi stiamo accumulando CO2 in atmosfera non ha paragoni: è 10 volte superiore a qualsiasi altro periodo “caldo” degli ultimi 50.000 anni. Un’ulteriore prova, quella pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences da un gruppo di ricercatori della Oregon State University, dell’impatto assolutamente eccezionale dell’attività umana sul clima della Terra.
CO2 in atmosfera e riscaldamento globale
La concentrazione di CO2 in atmosfera è uno dei fattori principali che guida l’aumento della temperatura globale. L’anidride carbonica è tra i principali gas a effetto serra. Restando in atmosfera per secoli, estende il suo effetto climalterante per lunghi periodi di tempo. Anche se oggi, ad esempio, smettessimo di generare emissioni, la temperatura globale continuerebbe a salire proprio grazie alla quantità di CO2 che abbiamo già immesso in atmosfera. È il fenomeno del “committed warming”. Questa molecola, infatti, contribuisce a intrappolare in atmosfera parte della radiazione solare in arrivo sulla Terra, che in sua assenza verrebbe riflessa nello spazio.
Carote di ghiaccio
Per calcolare il ritmo con cui è aumentata in passato la concentrazione di CO2 in atmosfera, gli scienziati hanno svolto delle analisi chimiche sui ghiacci accumulati in Antartide nel corso di centinaia di migliaia di anni. Le indagini hanno riguardato carote di ghiaccio estratte fino a 3,2 km di profondità, nelle quali sono intrappolate bolle d’aria. Analizzandone la composizione, è possibile leggere un “diario” dell’oscillazione della CO2 in atmosfera lungo migliaia di anni. E calcolare la velocità con cui sono avvenuti in passato i cambiamenti della presenza di questo gas serra.
È uno studio importante perché fa chiarezza su alcuni punti per cui i dati disponibili non erano abbastanza accurati. Nel corso dell’ultima era glaciale, conclusasi circa 10.000 anni fa, sapevamo già che si erano verificati dei periodi di riscaldamento relativamente rapido, associati a un analogo aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera. Ma non era chiaro quanto fosse veloce questo processo.
14 parti per milione in 55 anni
Lo studio stabilisce che i periodi del passato in cui la CO2 è aumentata più rapidamente, esclusivamente per cause naturali, hanno registrato al massimo una crescita di circa 14 parti per milione (ppm) in 55 anni, ripetendosi ciclicamente circa ogni 7000 anni. Con il ritmo a cui sta aumentando l’anidride carbonica oggi, spinta anche e soprattutto da cause antropiche, bastano da 5 a 6 anni per un balzo di 14 ppm.
Prima dell’era industriale, i valori di anidride carbonica erano rimasti stabili attorno a 280 parti per milione per circa 6000 anni. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale erano 310 ppm. Durante la crisi petrolifera degli anni ’70 erano 335 ppm. Poi inizia l’accelerazione: 353 ppm nel 1990, 368 ppm nel 2000 (+15), 388 ppm nel 2010 (+20), 412 ppm nel 2020 (+24). Le ultime rilevazioni dell’osservatorio della NOAA a Maunakea hanno registrato una crescita di 4,7 ppm solo tra marzo 2023 e marzo 2024: l’aumento più corposo mai rilevato finora.