Quest’anno la calotta artica si è iniziata a sciogliere con 15 giorni di anticipo
Fonte: rinnovabili.it - Ambiente - Cambiamenti Climatici
La media del periodo 1981-2010 fissa al 12 marzo la data in cui si la coltre ghiacciata del Polo Nord raggiunge la massima estensione, al termine dell’inverno. Quest’anno il picco è arrivato con due settimane di anticipo. Era successo di peggio (di 24 ore) solo nel 1987 e nel 1996. Ma il dati dei km2 totali è migliore rispetto agli ultimi anni
Il picco della calotta artica è stato toccato il 25 febbraio
Quest’anno la calotta artica ha raggiunto la massima estensione invernale con ben 15 giorni di anticipo rispetto alla media 1981-2010, il 25 febbraio invece del 12 marzo. Esattamente come successe nel 2015. Solo in due casi il picco è arrivato prima, e di appena un giorno: nel 1987 e nel 1996.
Questo segnale non beneaugurante arriva però a chiusura di una stagione invernale dove il ghiaccio del Polo Nord si è ricostituito prima e meglio degli ultimi 7 anni. Secondo le rilevazioni del National Ice and Snow Data Center americano, che monitora regolarmente lo stato della calotta artica, l’estensione massima al culmine dell’inverno è stata di 14,88 milioni di km2.
È il 10° valore più basso da 44 anni a questa parte, quando sono iniziate le rilevazioni sistematiche ed è comunque 770.000 km2 sotto la media trentennale. Ma è anche l’estensione maggiore dal 2015 con l’eccezione del solo 2020. Nell’anno peggiore mai registrato, il 2017, all’appello mancavano 1,24 milioni di km2. Quest’inverno ha visto condizioni più rigide della norma nel settore siberiano, tanto che la Rotta del Mare del Nord si è chiusa prima del previsto (prendendo di sorpresa alcune navi in transito).
Ad un inverno relativamente mite nell’Artico – anche se con in linea con la tendenza al peggioramento degli ultimi decenni – corrisponde invece un’estate antartica decisamente anomala. Per la prima volta da quando esistono le rilevazioni, infatti, la calotta ghiacciata marina del Polo Sud è scesa sotto i 2 milioni di km2, conferma l’NSIDC. Su questo punto, però, il ruolo del riscaldamento globale è ben più incerto.
Mentre l’aumento delle temperature nell’Artico è connesso al global warming oltre ogni ragionevole dubbio, gli scienziati del clima sono ancora incerti rispetto alle dinamiche osservate al Polo Sud. Basti pensare che, se è vero che il punto più basso era stato toccato nel 2017, il record positivo di estensione dei ghiacci era arrivato nel 2014, in netto contrasto con l’andamento del riscaldamento globale.