Antartide, i ghiacci si stanno sciogliendo a tempo di record

03/07/2019

Fonte: Ansa.it - Scienza&Tecnologia - Terra&Poli

Tra il 2014 e il 2017 persa un'area grande quanto il Messico

Dopo una crescita durata 40 anni, con il picco raggiunto nel 2014, i ghiacci dell'Antartide hanno iniziato a ridursi ad un ritmo velocissimo, arrivando al loro record negativo nel 2017, in soli 3 anni, e perdendo un'area grande quanto il Messico. Lo ha verificato uno studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas), coordinato dalla climatologa Claire Parkinson, della Nasa. I dati raccolti dai satelliti mostrano che il lento e graduale aumento dei ghiacci antartici, registrato fino al 2014, si è fermato e calato rapidamente, raggiungendo i valori più bassi in 40 anni, come mostrano i valori di febbraio 2017. Come spiega Mark Serreze, direttore del Centro nazionale dati su neve e ghiaccio, "non si sa se questo sia una deviazione naturale che andrà avanti per lungo tempo. L'Antartide finora non aveva mostrato i segni del riscaldamento globale nella stessa misura dell'Artico".

Ma il fatto che sia avvenuto "un cambiamento di tale portata in un tempo così rapido può essere visto come un'indicazione che la Terra ha il potenziale per fare dei cambiamenti rapidi e significativi", aggiunge Waleed Abdalati, dell'università del Colorado. Nelle regioni polari i ghiacci crescono durante l'inverno, e si restringono in estate. In Antartide i ghiacci marini misuravano in media nel 2014 12,8 milioni di chilometri quadrati, mentre nel 2017 sono arrivati a 10,7 milioni. Una differenza pari alla grandezza del Messico. "Una perdita del genere in soli 3 anni è incredibile - commenta Parkinson - I ghiacci marini antartici sono aumentati leggermente nel 2018, ma questo è il valore più basso registrato dal 1979. Anche se in questa epoca dell'anno sono in crescita, i livelli registrati a maggio e giugno di quest'anno segnano un record negativo, superando quelli del 2017". Quanto i ghiacci marini antartici stavano crescendo in modo stabile, "lo si addebitava al vento, la pressione e i cambiamenti nella circolazione oceanica, o altri fenomeni climatici regolari come la corrente del Nino. Ma ora non c'è una spiegazione - conclude - E' un mistero".