Artico, metano sotto il permafrost: il riscaldamento accelera il rilascio del gas
Fonte: repubblica.it - Green&Blue
Nella Siberia orientale alti livelli del potente gas serra rilasciati a causa dello scioglimento dei ghiacci. I ricercatori: "Il processo è già attivo". E Greta Thunberg posta la notizia su Twitter
Sta già accadendo. Nella lontana Siberia, sempre più calda, un gruppo di ricercatori ha trovato le prove che uno dei quattro peggiori scenari derivati dalla crisi climatica in corso è già in atto, con potenziali conseguenze drammatiche. I "giganti dormienti del ciclo della CO2", depositi di metano congelati che si trovano nell'oceano Artico, stanno fuoriuscendo in una vasta area della Siberia orientale
Alti livelli di questo potente gas serra, che ha un effetto anche ottanta volte superiore rispetto alle emissioni di anidride carbonica nell'arco di poche decine di anni, sono stati individuati a una profondità di 350 metri nel mare di Laptev vicino alla Russia da un team internazionale di ricercatori che opera a bordo della nave di ricerca Akademik Keldysh.
Quantità tali che, spiegano gli scienziati, preoccupano in maniera seria per la possibilità che accelerino il ritmo attuale del riscaldamento globale, quello che con politiche di mitigazione il mondo sta tentando di arginare.
Da un mese, dopo essere partita dal porto della città russa di Arkhangelsk, la nave di ricerca Akademik Keldysh sta battendo mari e banchise con lo scopo di comprendere come i cambiamenti climatici possano accelerare il riscaldamento globale rilasciando CO2 e gas serra, focalizzandosi sullo scioglimento del permafrost artico, ricco appunto di metano "intrappolato".
Da quello che hanno potuto osservare gli scienziati, nonostante bolle che si dissolvevano lentamente nell'acqua, i livelli di metano in superficie destinato a finire in atmosfera e registrati in alcuni punti dell'Artico erano da quattro a otto volte superiori a quanto ci si aspettava.
"In questo momento, è improbabile che ci sia già un impatto importante sul riscaldamento globale, ma il punto è che questo processo è stato attivato. Questo sistema di idrati di metano sulle pendici della Siberia orientale è attivo e ora il processo è in corso" ha spiegato al quotidiano britannico The Guardian lo scienziato svedese Örjan Gustafsson dell'Università di Stoccolma, uno dei 60 ricercatori e membri a bordo della nave.
In precedenza lo United States Geological Survey aveva indicato proprio la possibile destabilizzazione degli idrati artici come uno dei quattro scenari più gravi per il cambiamento climatico.
Quello che Gustafsson e colleghi hanno scoperto è che nell'oceano Artico e soprattutto nel mare della Siberia orientale i depositi di metano del "gigante dormiente" stanno ora iniziando a liberarsi proprio a causa dell'innalzamento delle temperature e potrebbe essersi attivato quello che viene definito come un nuovo ciclo di feedback climatico che tenderà a sua volta ad accrescere il surriscaldamento, generando così un circolo sempre più nocivo e impattante per la salute del Pianeta.
Mentre anche Greta Thunberg ha rilanciato la notizia della scoperta avvenuta in Siberia, destando la sua preoccupazione e ricordando al mondo l'urgenza di affrontare la crisi climatica con gli stessi mezzi con cui si affronta l'emergenza pandemica, gli scienziati al lavoro nell'Artico cercheranno di raccogliere sempre più dati per comprendere se si è davvero raggiunto un punto di non ritorno.
Per ora si tratta di dati preliminari, che dovranno essere analizzati e poi pubblicati, ma le prime indicazioni destano davvero molta preoccupazione, anche perché nell'Artico la temperatura aumenta più del doppio della media globale.
La preoccupazione principale infatti non è legata alle quantità di metano finora registrate, ma al fatto che il processo di rilascio di questi gas serra sia ora attivo e pronto a innescare una possibile reazione devastante nel giro di poche decine di anni.
Secondo Igor Semiletov, capo scienziato a bordo della nave, "la scoperta del rilascio attivo di idrati è molto importante e sconosciuta fino ad ora. Questa è una nuova pagina. Potenzialmente possono avere gravi conseguenze sul clima, ma abbiamo bisogno di ulteriori studi prima di poterlo confermare".
In Siberia le temperature sono state anche di cinque gradi superiori alla media da gennaio a giugno 2020, anomalia che per gli scienziati è legata alle emissioni di anidride carbonica e metano causate dall'uomo. La stessa instabilità dei giganti dormienti, lo scioglimento del permafrost e il rilascio di metano potrebbero essere state causate da una intrusione di correnti calde dell'Atlantico nell'Artico orientale, una "atlantificazione" che per i ricercatori è indotta dalle attività dell'uomo che negli ultimi cinquant'anni fra uso dei combustibili fossili e conseguente rilascio di emissioni potrebbero aver stravolto anche quella parte remota del mondo.