La riduzione delle emissioni da pandemia vanno rese strutturali e sostenibili

24/08/2020

Fonte: qualenergia.it - Articoli

Ecco perché la soluzione della crisi climatica nel post pandemia richiede una capacità di leadership fuori dal comune.

L’intervento umano sulla natura e gli effetti che produce sono paragonati, alle forze geofisiche che hanno modificato, plasmato e stravolto il Pianeta.

L’entità e le dimensioni dei cambiamenti ambientali globali cui abbiamo sottoposto la Terra, pongono l’umanità di fronte a una sfida senza precedenti.

Ci troviamo nel pieno di fenomeni di Global Environmental Change (Gec) cioè di cambiamenti di dimensioni globali, indotti da una sola specie, la nostra. Il nuovo periodo geologico è l’Antropocene.

Con la crisi del Sars-CoV-2 c’è stata una riduzione degli impatti che l’umanità esercita sui sistemi naturali, inficiandone sempre più le capacità di resilienza e vitalità. Si sono verificati benefici ambientali.

Gli studiosi del Global Carbon Project, il più autorevole programma internazionale di ricerca sul ciclo del carbonio sul nostro Pianeta, in una pubblicazione su “Nature Climate Change”, hanno fatto presente che le emissioni giornaliere di anidride carbonica, durante il lockdown sono diminuite di un 17%, con un 43% del calo complessivo dovuto alle emissioni del settore dei trasporti, il 25% nell’industria, il 19% nella produzione di energia elettrica e il 10% nel settore dell’aviazione.

È evidente che queste diminuzioni non derivano da modificazioni strutturali che dovrebbero aver luogo nei processi energetici e industriali, ma sono dovuti alla pandemia.

Non esiste un vaccino per il climate change o per la perdita della biodiversità, come invece tutti ci auguriamo possa avvenire per il Sars-CoV-2, ma si tratta di azioni che dipendono dall’intervento consapevole e dalle rigorose politiche di sostenibilità che bisognerebbe avviare con urgenza.

Effetti benefici dei lockdown sono stati riscontrati anche in altri ambiti della relazione specie umana-natura. Non è un caso che un team di biologi della conservazione di diverse università e centri di ricerca, alcuni dei quali riuniti nell’International Bio-Logging Society, abbiano coniato, l’intelligente neologismo di Antropausa, a indicare situazioni di “fermo” dell’impatto umano sui sistemi naturali. Per concretizzare un Antropocene buono, positivo per l’umanità, dobbiamo praticare politiche che siano capaci di agire in ambiti di Antropausa.

I recovery plan che devono essere avviati da tutti i Paesi del mondo per reagire alla complessa situazione provocata dalla pandemia in ambito economico, non possono non considerare la concretizzazione di politiche convinte e decise di sostenibilità, che in Europa sono state in parte già previste nell’ambito del Green New Deal.

Nessuna comunità, nessuna regione, nessuna nazione da sola è oggi in grado di risolvere i problemi causati della pandemia che si aggiungono alla drammatica situazione della nostra errata relazione con i sistemi naturali. Il nostro Pianeta costituisce la ‘casa’ dell’umanità intera e la nostra relazione con i sistemi naturali da cui proveniamo e dipendiamo va curata al meglio per non compromettere le condizioni di vita delle attuali e delle future generazioni, condizioni che sono anche alla base per evitare ulteriori spill over di virus da specie animali alla specie umana.

Consapevolezza che deve portarci a ricercare capacità di gestione delle relazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali, innovative, visionarie, creative, adattative e flessibili.

Questa straordinaria sfida epocale che ci obbliga a ricondurre i modelli socio economici umani fin qui perseguiti in una dimensione armonica con il mondo della natura, richiede delle leadership e delle classi politiche con delle qualità fuori del comune.