Addio al gas: la Banca europea per gli investimenti punta sulle rinnovabili
Fonte: euractiv.it - Section - Energia e Ambiente - News
Il futuro dell’Europa non può più prevedere i combustibili fossili: a dirlo è il presidente della Banca europea per gli investimenti (BEI), Werner Hoyer, che mercoledì 20 gennaio ha presentato i risultati della Banca per il 2020.
“Per usare un eufemismo, il gas è finito”, ha detto Hoyer: “Si tratta di una cesura importante con il passato, ma senza la fine dell’uso sregolato di combustibili fossili non saremo in grado di raggiungere gli obiettivi climatici” fissati dall’Unione.
L’UE punta infatti a raggiungere le emissioni zero entro il 2050, e a ridurre la produzione di CO2 in del 55% entro il 2030. Tuttavia, il gas rimane una zona grigia: la Commissione europea afferma che sarà ancora necessario per aiutare gli stati membri che producono energia nelle centrali a carbone lungo il percorso d’uscita dai combustibili fossili.
Una ripresa che non trascuri l’ambiente
A giudizio di Hoyer, il 2020 è stato un anno “difficile e cruciale”: se ci si aspettava che il più grande ostacolo, la pandemia di COVID-19 è stata la sfida più grande per la BEI e le sue ambizioni di diventare “la banca del clima dell’Europa”. Nonostante questo, la quota dei finanziamenti per il clima e l’ambiente è passata dal 34% al 40% del totale di quelli erogati, avvicinando l’istituto al suo obiettivo del 50%.
“Abbiamo ottenuto un impatto sul clima senza precedenti, preparando il terreno per fare molto di più, ma il rischio di una ripresa che trascuri il clima e l’ambiente permane”, ha detto il presidente. “La lotta al cambiamento climatico – ha aggiunto – non può aspettare che la pandemia sia finita. La crisi sanitaria non è un motivo per smettere di affrontare le sfide climatiche e ambientali che l’umanità ha davanti a sé”.
Secondo la BEI, c’è un crescente divario di investimenti che minaccia l’ambizione dell’UE per una ripresa verde. Secondo un rapporto pubblicato giovedì 21 gennaio, infatti, il 45% delle aziende dell’UE prevede di ridurre gli investimenti a causa della pandemia. Il pericolo per l’Unione, ha messo in guardia Hoyer, è “di perdere terreno nella competizione globale, se non mobilita più denaro per l’innovazione”.
Finanziamenti per il clima in aumento
In base alla roadmap della banca del clima pubblicata nel 2020, la BEI prevede di utilizzare il 50% delle sue attività per finanziare progetti di sostenibilità climatica e ambientale, sbloccando 1 trilione di euro per finanziamenti verdi entro il 2030, e garantendo che tutte le attività siano allineate con gli accordi di Parigi.
In questa tabella di marcia, il gas ha un sostegno limitato. Secondo le regole della BEI, solo le centrali elettriche che emettono meno di 250 grammi di CO2 per chilowattora possono ricevere il sostegno dell’istituto, che intende perseguire la sua politica di decarbonizzazione eliminando prima della fine del 2021 tutti i contributi ai combustibili fossili.
I finanziamenti per la produzione di energia basata su fonti come petrolio, gas naturale, carbone o torba – ha spiegato Hoyer – sono stati interrotti il 1 ° gennaio, e una quota maggiore di investimenti verrà destinata a progetti di efficienza energetica, energia rinnovabile, innovazione verde e ricerca.
La roadmap delinea anche l’intenzione della BEI di sostenere sia l’idrogeno verde – quello generato da fonti rinnovabili – sia il cosiddetto “idrogeno a basse emissioni di carbonio”, prodotto da energia nucleare o gas naturale con tecnologia di cattura del carbonio.
Cosa manca alla roadmap
Tuttavia, nonostante la Banca punti a mettere fine in pochi mesi ai finanziamenti ai combustibili fossili, secondo CEE Bankwatch – una rete di ONG ambientali che operano in e dell’Europa orientale – c’è ancora molto da fare per trasformarla in una vera e propria ‘banca del clima’ dell’UE.
“Nel settore dei trasporti, ad esempio” – ha detto Anna Roggenbuck, policy officier di CEE Bankwatch – la BEI potrebbe ancora stanziare fondi a favore di autostrade e superstrade, in un momento in cui i veicoli privati con motori a combustione devono essere urgentemente limitati, non incoraggiati”.
Inoltre, secondo l’attivista, nella tabella di marcia mancano le indicazioni sulle modalità di selezione di clienti affidabili e intermediari finanziari. Una precedente analisi di Bankwatch ha mostrato che tra il 2013 e il 2019 la BEI ha destinato 4,7 miliardi di euro di denaro pubblico dell’UE a società con quote elevate di produzione di energia e calore dal carbone. “Questa scappatoia deve essere tappata per garantire che la BEI non stia più finanziando la crisi climatica, anche se indirettamente”, ha concluso Roggenbuck.