Perché la nuova legge europea sulla deforestazione va cambiata

18/01/2022

Fonte: rinnovabili.it - Ambiente - Politiche Ambientali

Secondo il WWF, la nuova proposta di legge UE contro la deforestazione non può riguardare solo le foreste. Il rischio è spostare il logging verso ecosistemi vulnerabili e centrali per clima e biodiversità, Che hanno peraltro già oggi dei tassi di conversione anche più alti di quelli delle foreste

Il WWF: sulla deforestazione, Bruxelles si deve togliere il paraocchi

Bruxelles sbaglia a puntare gli occhi solo sulle foreste. Se vuole contrastare davvero la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico, l’UE deve includere nella proposta di legge sulla deforestazione presentata a novembre anche praterie, savane, zone umide e torbiere. Altrimenti il rischio è di spostare il logging lontano dai boschi e dalle foreste pluviali, senza però metterci realmente un freno.

Tanto più che molti di questi ecosistemi hanno dei tassi di conversione a nuovi usi più alti delle foreste stesse. E che sono direttamente interessati dalle importazioni europee. È la domanda dei cittadini UE a guidare l’espansione agricola in ecosistemi che perdono così le loro caratteristiche di pozzi di carbonio.

Lo sostiene il rapporto del WWF “Beyond Forests: Reducing the EU’s footprint on all natural ecosystems” appena pubblicato. Il caso più eclatante riguarda il Cerrado, una delle savane con la diversità biologica più alta al mondo. Da questa regione brasiliana, che ormai è stata convertita dall’industria della soia e della carne per più di metà della sua estensione originaria, l’UE nel 2019 ha preso 1 bistecca importata su 4. Le decisioni europee possono pesare molto sul destino del Cerrado: Bruxelles assorbe il 20% del suo export di carne.

Sempre in America Latina, le praterie e savane del Chaco argentino producono oggi soia che per un quarto viene spedita verso il mercato europeo. Le torbiere di Sumatra, oggi degradate o completamente convertite in più di 9 casi su 10, forniscono il 19% dell’import europeo di gomma naturale e il 14% di olio di palma e prodotti affini. E ancora: un quinto del legno tagliato in Congo, nella Cuvette Centrale dove foreste e zone umide si alternano, arriva in Europa.

“L’UE ha un ruolo dimostrabile nel guidare la conversione continua e diffusa degli ecosistemi naturali al di là delle foreste importando materie prime come soia, manzo, gamberetti, gomma naturale, olio di palma e grano”, scrivono gli autori del rapporto. Escludere questi ecosistemi dal regolamento sulla deforestazione, continuano, genera un rischio significativo di aumentare la loro conversione principalmente a vantaggio dell’industria alimentare.

“Senza includere tali ecosistemi, è difficile vedere come le aspirazioni ambientali dell’UE – come “avere un impatto impatto ambientale neutro o positivo” (Strategia Farm to Fork) o diventare carbon neutral entro il 2050 (legge Clima) – potrebbero realisticamente essere raggiunte”, avverte il dossier. I benefici per il clima di questi ecosistemi sono importanti. Le praterie e le savane ad esempio possono immagazzinare due volte più carbonio delle foreste tropicali e la distruzione delle torbiere è responsabile del 5% delle emissioni globali di gas serra, cioè il doppio delle emissioni dell’aviazione globale.