Plastica e chimica, un matrimonio letale
Fonte: rinnovabili.it - Ambiente - Inquinamento
Il nuovo rapporto dell’UNEP mostra la pervasività della plastica e la pericolosità delle sostanze chimiche associate
Urge un’azione globale per eliminare le sostanze tossiche dalla plastica e ridurre la produzione
Con l’aumento della produzione e del consumo di plastica, è aumentata anche la produzione delle sostanze chimiche associate, sia in termini di quantità che di varietà. Lo certifica un atteso rapporto dell’UNEP, da poco rilasciato. Il programma ambientale dell’ONU sostiene che oltre 13 mila sostanze chimiche sono associate alla plastica. Tra queste, ci sono 3.200 monomeri, additivi, coadiuvanti tecnologici e sostanze aggiunte non intenzionalmente che sono più pericolose e nocive.
Si tratta di sostanze cancerogene, mutagene, tossiche per l’ambiente o le persone, interferenti endocrini.
Il rapporto isola 10 gruppi di sostanze chimiche associate alle plastiche che destano particolare preoccupazione. Sono ritardanti di fiamma, stabilizzatori della luce ultravioletta, PFAS, ftalati, bisfenoli, alcuni alchilfenoli e alchilfenoli etossilati, biocidi, metalli e metalloidi, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e sostanze aggiunte non intenzionalmente. Tra queste ultime, le policlorodibenzo-p-diossine e i furani (PCDD/F), ma anche altri contaminanti presenti nei prodotti realizzati con plastiche riciclate.
Quali sono i prodotti più a rischio? Secondo l’UNEP, la preoccupazione va posta su giocattoli e altri prodotti per bambini, imballaggi (compresi i materiali a contatto con gli alimenti), apparecchiature elettriche ed elettroniche, veicoli, tessuti sintetici e relativi materiali, mobili, materiali da costruzione, dispositivi medici, prodotti per la cura della persona e della casa e plastiche per l’agricoltura, l’acquacoltura e la pesca.
Insomma, praticamente siamo circondati. E tra i primi a dover fare attenzione ci sono i lavoratori del settore: questi ultimi, infatti, possono essere esposti a sostanze chimiche pericolose durante la produzione di polimeri, additivi e prodotti plastici, o durante la gestione dei rifiuti plastici, compreso il riciclo.
Urge un’azione globale per superare alcune barriere che stanno impedendo di contrastare il problema. Le politiche, innanzitutto, restano frammentate tra il livello locale, regionale e internazionale. Questo non è più accettabile, e il trattato globale sulla plastica (se verrà reso ambizioso a sufficienza) dovrebbe in parte porre un rimedio. Vanno inoltre cambiate le traiettorie insostenibili di produzione e consumo della plastica. Serve trasparenza lungo la filiera e comunicazione del rischio. Occorre identificare e implementare alternative più sicure e sostenibili. Infine, bisogna fornire i mezzi, in particolare ai Paesi in via di sviluppo, per gestire i rifiuti plastici, identificare ed eliminare le sostanze chimiche pericolose dal ciclo di vita del materiale, riciclo compreso.